Caratteristiche delle principali famiglie di cover crop

Le specie di cover crop normalmente coltivate appartengono a tre principali famiglie: brassicacee, leguminose e graminacee. Queste famiglie hanno caratteristiche molto diverse che vanno prese in considerazione nel momento in cui bisogna decidere la specie o il miscuglio adatto a soddisfare i propri obiettivi. Essendo il mais la coltura principale nel nostro contesto territoriale, le specie qui considerate sono autunno-invernali.

Graminacee

Questa famiglia comprende molte specie di interesse foraggero che possono essere impiegate anche come cover crop. Sono caratterizzate da un apparato radicale fascicolato molto esteso e, per questo motivo, hanno un’elevata capacità antierosiva e sono in grado di trattenere i nutrienti del terreno (“catch crop”). Inoltre, sviluppano un’elevata biomassa aerea che incrementa il contenuto di sostanza organica del suolo ed effettua un’efficace copertura del suolo, limitando molto la crescita delle malerbe.

Le specie più utilizzate nei nostri contesti produttivi sia in purezza che in miscela, sono avena (Avena strigosa e Avena sativa) e segale (Secale cereale) sia in purezza sia in miscuglio, ma come cover crop possono essere utilizzati anche altri cereali come orzo e frumento. Fra le diverse specie di avena, l’avena strigosa è quella che presenta la maggiore sensibilità al freddo invernale e, nei nostri contesti, può gelare. La segale è nota anche per le sue proprietà allelopatiche che determinano un’inibizione della germinazione e della crescita di altre piante.

Leguminose

Sono utilizzate per la loro capacità di fissare l’azoto contenuto nell’aria grazie alla simbiosi con i batteri azoto-fissatori che si trovano nel suolo che lo convertono in azoto organico. Solitamente le leguminose vengono utilizzate in suoli poveri di azoto, prima di colture che hanno un’elevata richiesta di questo elemento, oppure in aziende che non hanno a disposizione reflui zootecnici o ancora in aziende biologiche. Le specie più utilizzate nei nostri contesti produttivi sia in purezza sia in miscela, sono il trifoglio (Trifolium alessandrinumTrifolium incarnatumTrifolium squarrosum) e la veccia (Vicia sativaVicia villosa e Vicia benghalensis). Entrambe sono caratterizzate da una crescita iniziale lenta e per questa ragione vengono utilmente seminate in miscugli. Generalmente hanno la possibilità di riprendere la crescita in primavera tranne la veccia del Bengala e il trifoglio alessandrino che sono sensibili al gelo invernale.

Brassicacee

Sono caratterizzate da uno sviluppo iniziale abbastanza rapido, elevata biomassa aerea e apparato radicale di tipo fittonante più o meno sviluppato a seconda della specie. Le specie più utilizzate nei nostri contesti produttivi sono la senape bianca (Sinapis alba), la senape bruna (Brassica juncea) e i rafani (Raphanus sativus). Attualmente la senape bianca è senza dubbio la specie di cover crop maggiormente utilizzata nel nostro territorio poiché presenta numerosi vantaggi: ha una crescita iniziale molto rapida che consente di produrre un’elevata biomassa e di avere un’elevata copertura del suolo, presenta un’alta suscettibilità al gelo invernale e questo porta ad avere meno problemi relativi alla gestione del residuo colturale, possiede infine un ridotto costo della semente. Nonostante la senape possa essere considerata una specie piuttosto rustica, alcune esperienze recenti hanno messo in evidenza che condizioni autunnali molto piovose possono rallentare e, in situazioni di ristagno idrico, compromettere la crescita di questa coltura.

Alcune brassicacee sono utilmente impiegate per la loro azione biocida in quanto producono delle sostanze, i glucosinolati, che vengono trasformate in altre sostanze, gli isotiocianati, che hanno un effetto biocida. Questo effetto esercitato nei confronti di alcuni nematodi e funghi, e strettamente legato alla varietà, può avvenire in due modi a seconda della parte della pianta che contiene una maggior concentrazione di glucosinolati: “piante trappola” se la concentrazione è maggiore nella parte radicale, “biofumigazione” se la concentrazione è più alta nella parte aerea. In quest’ultimo caso, è necessario che la parte aerea della cover crop venga trinciata e immediatamente interrata; l’effetto è massimizzato se, nelle ore successive all’interramento, il suolo viene bagnato.